ANTICA MINIERA |
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A sinistra l'area di deposito e carico della lignite, a destra il refettorio. |
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L’edificio visibile sulla sinistra funzionava da mensa durante il periodo di attività della miniera, mentre quello sulla destra era il deposito dove veniva accumulato il carbone trasportato dai “vagonetti”. La struttura è stata trasformata in un circolo ippico. |
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Sopra, murata, l'apertura di una tramoggia per la liglite. |
Sotto, il Signor Pollero racconta... |
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Il giorno 24 aprile 2009 la 5^H si è recata in visita alla ex miniera di lignite situata a Cadibona. In quell'occasione abbiamo intervistato il minatore Pollero, ora in pensione, impiegato come manovale durante il periodo di attività estrattiva a cavallo della Seconda Guerra mondiale. Arrivati sul posto ha iniziato a parlarci dello scenario lavorativo dell'epoca, descrivendo il pozzo e le tramogge. Al di sotto del pozzo si trovava la rampa di discesa, un collegamento rapido e veloce utilizzato dai minatori per l’estrazione diretta. Tramite l’argano il carbone estratto veniva portato in superficie e raccolto nelle tramogge. Pollero ha specificato che vi erano due argani in miniera: uno utilizzato per la risalita dei carrelli contenti il carbone, l’altro utilizzato per la discesa dei minatori. Durante le estrazioni la terra smossa veniva lasciata sotto terra, solo il carbone veniva prelevato tramite carrelli che arrivavano a contenere quasi un metro cubo di materiale. Questi carrelli potevano essere spostati per mezzo della fitta rete di binari dislocata in tutta l'estensione della miniera. Il carbone estratto veniva trasferito nel vicino paese di Altare, il prezzo era circa 60 lire a vagone mentre la paga per i minatori era 24 lire per otto ore di lavoro al giorno, 3 lire l’ora. Prima di essere trasferito ad Altare per la vendita, il carbone raccolto veniva smistato e selezionato nella piazza principale, tra gli edifici della mensa e il magazzino delle tramogge, dalle donne che svolgevano solo questa mansione di selezionamento. Molto rilevante è il fatto che la miniera venne sfruttata prima dai romani (dato incerto), poi da Napoleone e in seguito da Mussolini, che la sfruttarono a pieno ricavando tonnellate di carbone. Al termine della guerra la miniera venne chiusa. Il minatore ha fatto poi riferimento ad un evento drammatico accaduto durante la sua attività: mentre risaliva in superficie un crollo compromise la galleria dove egli lavorava. Riuscì a salvarsi per miracolo, altri minatori furono meno fortunati. La vita in miniera era durissima, la fatica era impressionante e le condizioni di lavoro precarie. Molte volte inoltre i minatori svolgevano lavori che venivano pagati “a cottimo”, lo sforzo quindi aumentava e i minatori erano disposti a spezzarsi la schiena pur di guadagnare qualche lira in più. Ha poi spiegato che subito dopo lo scoppio della Seconda Guerra mondiale egli dovette fare una scelta: partire per la campagna di Russia o rimanere a lavorare nella miniera di Cadibona. In entrambi i casi la decisione era difficile: partire significava affrontare i rischi della guerra voluta dal regime fascista, ma rimanere in miniera voleva dire sopportare un feroce sfruttamento senza coperture sindacali e con il ricatto continuo, in caso di sciopero o rivendicazioni salariali, di essere spediti sul fronte russo. Pollero, comunque, è contento di aver scelto la vita del minatore. |
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